Child-sized human rights
Assuming that the Convention on the Rights of the Child (CRC) (United Nations, 1989) discriminates children in terms of participation, in this article will be discussed new possible approaches to children and human rights. Will be given perspectives to build an inclusive system, which provides to children the best setting to live and develop. Both the critics and the advantages of the
CRC will be considered to develop an ethical and feasible proposal. From this will be proposed educational practices to promote children participation.
The elimination of children bias (as vulnerable and incompetent) is the first step to promote their participation. The proposal to do it consists in redacting a broader Universal Declaration of Human Rights (UDHR) which do not exclude anyone on the discriminatory criteria of age, but values individual diversity. This alternative will base on a developmental approach, that considerers every human a becoming autonomous, not being autonomous with unique timings and ways (Desmet, 2017a; Koren, 2001). Therefore, the exercise of human rights, in particular of participation, should not consider age any more, but the levels of human evolution or involution in different environments (Brems et al., 2017). The perspective of a new UDHR do not set limits of participation to "human categories" if they are considered "incapable of participation". Besides, it guarantees the maximum of participation to every individual: it promotes people-centred approaches towards empowerment trough education (Desmet, 2017a; Jonsson, 2003; Koren, 2001; Panter-Brick, 2002; Reynaert et al., 2009).
This new paradigm considers the need for protection while the development is occurring (Liebel, 2012). Thus, it strengthens the responsibilities of duty bearers both on a political and social plan (Sen, 2006). The most effective strategy is a duty activation at various levels, which integrates analysis, actions and assessment with the plurality of systems and cultures (Desmet, 2017b; Jonsson, 2003). If the development will not be age-based, the cohort of duty bearers might also include children (Jonsson, 2003).
Vandenhole and Gready pointed out that new policies often
provoke considerable internal resistance (2014). Liebel confirms that a
developmental approach is now impossible to apply (2012). This impossibility is
linked to the fact that children are tied to the role they occupy in societies and
nor them neither adults are ready for such a change of paradigm. Therefore, it
is suggested a gradual social and political shift (Gooskens & Bray, 2005; Liebel, 2012).
Authors,
propose a transitional approach which
works on balancing protection with emancipation (Brems
et al., 2017; Liebel, 2012). Previous fights of vulnerable
groups suggest children use different strategies, starting by claiming
to be e heard as a whole (Desmet, 2017). The efforts should aim
to make visible children capability
of autonomy and development beyond vulnerability (Brems
et al., 2017). While occurring
this, community sensibilization policies should spread the concept of developing - instead of static -
children and humans (Koren, 2001). Authorities
shall also contribute to children’s and human rights laws evolution in every
cultural and social setting. Policies, thus, shall both protect children and
encourage their gradual acquisition of new responsibilities, starting, for
example, by increasing their importance in families (Brems et al.,
2017; Desmet, 2017b; Liebel, 2012).
All considered, the transition towards a developmental approach is scaffolded through education. Indeed, education aims to promote freedom, - and health - which is the condition of respect and empowerment of choices in which participation can happen. Therefore, education can guarantee the maximum of possible participation to every human being. To promote children participation, educators should help children to develop decisions-making skills; teach mutual respect; and work of adults inner discrimination biases
In conculsion, educators and society should look at the unicity of every child: not only of children, but of all humans. Everyone has different abilities and everyone deserves to be considered a peer. If everyon choices will ever be considered equal, the world will finally turn into a free place.
Diritti umani a misura di bambino
L'eliminazione dei pregiudizi nei confronti dei bambini (in quanto vulnerabili e incompetenti) è il primo passo per promuovere la loro partecipazione. La proposta di farlo consiste nel redigere una più ampia Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) che non escluda nessuno in base al criterio discriminatorio dell'età, ma che valorizzi la diversità individuale. Questa alternativa si baserà su un approccio concentrato sullo sviluppo, il quale consideri ogni essere umano un diventare autonomo con tempi e modi unici, non un essere autonomo per nascita (Desmet, 2017a; Koren, 2001). Pertanto, l'esercizio dei diritti umani, in particolare della partecipazione, non si considera più l'età, ma i livelli di evoluzione o di involuzione umana in ambienti diversi (Brems et al., 2017). La prospettiva di una nuova UDHR non pone limiti di partecipazione alle "categorie umane" se esse sono considerate "incapaci di partecipare". Bensì essa garantisce il massimo della partecipazione ad ogni individuo: promuove approcci centrati sulle persone verso l'empowerment, attraverso l'educazione (Desmet, 2017a; Jonsson, 2003; Koren, 2001; Panter-Brick, 2002; Reynaert et al., 2009).
Questo nuovo paradigma considera il bisogno di protezione mentre avviene il cambio di approccio (Liebel, 2012). Questa sarà implementata esso rafforzando le responsabilità dei duty-bearers sia su un piano politico che sociale (Sen, 2006). La strategia più efficace è un'attivazione dei dovere a vari livelli, che integra analisi, azioni e valutazioni con la pluralità dei sistemi e delle culture (Desmet, 2017b; Jonsson, 2003). Se lo sviluppo non sarà basato sull'età, la coorte dei duty-bearers potrebbe includere anche i bambini (Jonsson, 2003).
Vandenhole e Gready hanno sottolineato che le nuove politiche provocano spesso notevoli resistenze interne (2014). Liebel conferma che un approccio ai diritti basato sullo sviluppo è ora impossibile da applicare (2012). Questa impossibilità è connessa al fatto che i bambini sono legati al ruolo che occupano nelle società e che né i bambini né gli adulti sono pronti per un tale cambiamento di paradigma. Si suggerisce quindi un graduale cambiamento sociale e politico (Gooskens & Bray, 2005; Liebel, 2012).
Gli autori propongono un approccio di transizione che lavora sull'equilibrio tra protezione ed emancipazione (Brems et al., 2017; Liebel, 2012). Precedenti combattimenti di gruppi vulnerabili suggeriscono ai bambini di utilizzare strategie diverse, a partire dalla pretesa di essere ascoltati nel loro insieme (Desmet, 2017). Gli sforzi dovrebbero mirare a rendere visibile la capacità di autonomia e sviluppo dei bambini al di là della vulnerabilità (Brems et al., 2017). Mentre ciò avviene, politiche di sensibilizzazione della comunità dovrebbero diffondere il concetto di bambini ed adulti in evoluzione - non più esseri con campacità statiche e immutiabili - (Koren, 2001). Le autorità dovrebbero anche contribuire all'evoluzione delle leggi sui minori e sui diritti umani in ogni contesto culturale e sociale. Le politiche, dunque, dovrebbero sia proteggere i bambini, sia incoraggiare la loro graduale acquisizione di nuove responsabilità, iniziando, per esempio, ad aumentare la loro importanza nelle famiglie (Brems et al., 2017; Desmet, 2017b; Liebel, 2012).
Considerando quanto appena detto, la transizione verso un approccio di sviluppo si veicola attraverso l'educazione. L'educazione, infatti, mira a promuovere la libertà - e la salute - che è la condizione di rispetto e di responsabilizzazione delle scelte in cui la partecipazione può verificarsi. L'educazione, quindi, può garantire il massimo della partecipazione possibile ad ogni essere umano. Per promuovere la partecipazione dei bambini, gli educatori dovrebbero aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità decisionali, insegnare il rispetto reciproco e il lavoro degli adulti, i pregiudizi della discriminazione interiore.
La libertà di scelta è limitata solo dalla libertà altrui, quindi gli educatori dovrebbero comunicare ai bambini l'importanza del rispetto. Dovrebbero mostrare ai bambini: l'impatto delle azioni sugli altri; le conseguenze della violazione della libertà altrui (che in futuro sarà legale); e l'importanza del rispetto per guadagnarsi il rispetto (tutti i repertori generativi). Quest'ultima pratica inizia con gli educatori che rispettano i bambini.
Per incoraggiare il processo decisionale e il rispetto, gli educatori dovrebbero prima di tutto lavorare su se stessi. Infatti, il pregiudizio sui bambini è fortemente radicato negli adulti e potrebbe influenzare la pratica educativa. Pertanto, gli educatori dovrebbero riscrivere la loro idea dei bambini prima di lavorare con loro. Dovrebbero affrontare ogni situazione con neutralità e apertura all'incertezza. Per esempio, non dovrebbero guardare a ciò che è culturalmente pericoloso/sicuro, ma fisicamente.
In concluione, gli educatori e la società dovrebbero guardare all'unicità di ogni bambino: ma non solo ai bambini, a tutti gli esseri umani. Ognuno ha capacità diverse e tutti meritano di essere considerati alla pari. Se le scelte di ognuno saranno mai considerate uguali, il mondo si trasformerà finalmente in un luogo libero.
REFERENCES
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