Empathy is mirroring

The most important phase of the method proposed is the intervention. It is the moment to put into practice the chosen strategies and tools to achieve the objective. Considering that every moment is subdued to the principle of uncertainty, the intervention has always to be flexible and adapt the strategies and the tools planned to the contingent situation. A way to do this in the dialogical approach is to enter into the narrative flow (Turchi, 2014) through empathy. Empathy, indeed, always allows pandering to the current situation and give an adequate response to the person.

Bryant’s definition of empathy as a “vicarious emotional response to the perceived emotional experiences of others, [with] emphasises on emotional responsiveness” (Bryant, 1982, p. 414). Authorities acknowledge two classifications that are used to understand and measure empathy: affective and cognitive. The difference lies in feeling and sympathizing with others as opposed to the analytic process of recognizing their feelings (Feshbach, 1982). Empathy in the broadest sense refers to an individual's reaction to the noticed experiences of others (Davis, 1983).
Previous studies pointed out that empathy benefits social interactions (Eisenberg et al., 1996) and patients' participation (Weingartner et al. 2019) and this is why it is relevant in dialogic education. Indeed, the more a person interacts and participates, the major is the possibility for them to work on their narration and move it to generative dialogic repertoires.
Empathy in the dialogic approach doesn't just mean to give more possibilities to the person to narrate, but it also to gives to the educator a stronger tool to move patients' narration. Indeed, being empathetic on a narrative plan means to enter in the narrative flow of the person: in their reality. This is done simply mirroring what the other person says because by repetition is possible to temporary speak with the voice of the patient. In this temporary situation is possible to empower the voice of the person by adding to the repetition of the patient's words, the strategies planned before. The strategies should induce in the patient a new narration, that now will include the starting point (first patient's narration), the strategy (educative change of flow) and the new narration (induced generative narration). This whole process of empathy has many benefits on the narration:
- The person will feel listened and not prevaricated by educator's ideas (Weingartner et al. 2019);
- The person will be empowered by new generative narrations which will enter in their narration (Gholamzadeh et al., 2018);
- The starting point and the ending point of the narration are both responsibilities of the person, who will actively participate in their life's decisions (Weingartner et al. 2019) and so exercise their right of freedom.


An empathic intervention had been shown to be beneficial also for educators. Indeed, by simply repeating what the patient says and from this using strategies, the educators open themselves to the person's point of view (Gholamzadeh et al., 2018). Moreover, empathy gives value to the person's point of view and reminds the educator to not take over the other and not to be responsible for the patient's life (Weingartner et al. 2019). It is important for educators to take this in mind: they're facilitators of participation, not enforcers of patients' lives.
In conclusion, empathy is a great resource for intervention and it is easier to use it than expected. In a dialogical approach, it consists just in repeating with a direction toward the goals.
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Empatia è ripetizione

La fase più importante del metodo proposto è l'intervento. È il momento di mettere in pratica le strategie e gli strumenti scelti per raggiungere l'obiettivo. Considerando che ogni momento risponde al principio dell'incertezza, l'intervento deve sempre essere flessibile e adattare le strategie e gli strumenti previsti alla situazione contingente. Un modo per farlo nell'approccio dialogico è quello di entrare nel flusso narrativo (Turchi, 2014) attraverso l'empatia. L'empatia, infatti, permette sempre di assecondare la situazione attuale e di dare una risposta adeguata alla persona.

La definizione di Bryant dell'empatia come "risposta emotiva vicaria alle esperienze emotive percepite dagli altri, [che] enfatizza la risposta emotiva" (Bryant, 1982, p. 414). Le autorità riconoscono due classificazioni che vengono utilizzate per comprendere e misurare l'empatia: affettiva e cognitiva. La differenza sta nel sentire e nel simpatizzare con gli altri in contrapposizione al processo analitico di riconoscimento dei loro sentimenti (Feshbach, 1982). L'empatia in senso lato si riferisce alla reazione di un individuo alle esperienze notate degli altri (Davis, 1983).
Studi precedenti hanno sottolineato che l'empatia giova alle interazioni sociali (Eisenberg et al., 1996) e alla partecipazione dei pazienti (Weingartner et al. 2019) e per questo è rilevante nell'educazione dialogica. Infatti, più una persona interagisce e partecipa, maggiore è la possibilità di lavorare sulla propria narrazione e di spostarla verso repertori dialogici generativi.

L'empatia nell'approccio dialogico non significa solo dare più possibilità alla persona di raccontare, ma anche dare all'educatore uno strumento più forte per spostare la narrazione dei pazienti. Infatti, essere empatici su un piano narrativo significa entrare nel flusso narrativo della persona: nella sua realtà. Questo si fa semplicemente rispecchiando ciò che dice l'altra persona, perché con la ripetizione è possibile parlare temporaneamente con la voce del paziente. In questa situazione provvisoria è possibile potenziare la voce della persona aggiungendo alla ripetizione delle parole del paziente le strategie pianificate in precedenza. Le strategie dovrebbero indurre nel paziente una nuova narrazione, che ora comprenderà il punto di partenza (prima narrazione del paziente), la strategia (cambiamento educativo del flusso) e la nuova narrazione (narrazione generativa indotta). Tutto questo processo di empatia ha molti benefici sulla narrazione:
- La persona si sentirà ascoltata e non prevaricata dalle idee dell'educatore (Weingartner et al. 2019);
- La persona sarà potenziata da nuove narrazioni generative che entreranno nella sua narrazione (Gholamzadeh et al., 2018);
- Il punto di partenza e il punto di arrivo della narrazione sono entrambi responsabilità della persona, che parteciperà attivamente alle decisioni della sua vita (Weingartner et al. 2019) e quindi eserciterà il suo diritto alla libertà.

Un intervento empatico ha dimostrato di essere benefico anche per gli educatori. Infatti, ripetendo semplicemente ciò che dice il paziente e utilizzando strategie, gli educatori si aprono al punto di vista della persona (Gholamzadeh et al., 2018). Non solo, l'empatia dà anche valore al punto di vista della persona e ricorda all'educatore di non farsi carico dell'altro e di non essere responsabile della vita del paziente (Weingartner et al. 2019). È importante che l'educatore tenga presente questo aspetto: è un facilitatore della partecipazione, non un esecutore della vita del paziente.

In conclusione, l'empatia è una grande risorsa per l'intervento ed è più facile da usare del previsto. In un approccio dialogico, consiste semplicemente nel ripetere con una direzione verso gli obiettivi.
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REFERENCES
Bryant, B. K. (1982). Index of Empathy for Children and Adolescents. PsycTESTS Dataset. http://doi.org/10.1037/t01742-000 

Davis, M. H. (1983). Measuring individual differences in empathy: Evidence for a multidimensional approach. Journal of Personality and Social Psychology, 44, 113–126. 

Feshbach, N. D. (1975). Empathy in Children: Some Theoretical and Empirical Considerations. The Counseling Psychologist,5(2), 25–30. https://doi.org/10.1177/001100007500500207 

Eisenberg, N., Fabes, R.A., Murphy, B., Karbon, M., Smith, M., et al. (1996). The relations of children’s dispositional empathy-related responding to their emotionality, regulation, and social functioning. Developmental Psychology, 32(2), 195-209. http://doi.org//10.1037/0012-1649.32.2.195 
 
Gholamzadeh S., Khastavaneh M., Khademian Z., Ghadakpour S., (2018). The effects of empathy skills training on nursing students’ empathy and attitudes toward elderly people. BMC Medical Education. https://doi.org/10.1186/s12909-018-1297-9

Turchi G.P., (2014). Dati senza numeri: per una metodologia dell’analisi dei dati informatizzati testuali MADIT. Monduzzi Editore, Bologna

Weingartner L. A., Sawning S., Shaw M. A., Klein J. B., (2019). Compassion cultivation training promotes medical student wellness and enhanced clinical care. BMC Medical Education. https://doi.org/10.1186/s12909-019-1546-6