Educators: tools in others' hands

Educators' job is to lead people to freedom, but to achieve it is fundamental to do some meta-work. Without a continuous reflection on the own behaviour, there are high probabilities of affecting the patients with the own biases. In the following paragraph will be explained the biases of "labels" and "expectations" and the related phenomena of imposing the own point of view on patients. Will be later explained how to overcome these human tendencies with meta-cognition and the effort of listening to the others.

The process of giving labels born in the cerebral function of categorization. It is a mechanism of quick processing of information, which aims to identify the main features of the object, event or person, in order to understand if it is dangerous or not (Abdai & Miklòsi, 2016). In the centuries this process developed from saving-life categories to more complex categories, which associate events' features to specific responses. The responses are behaviours or thoughts that come automatically and immediately as soon as the object of interest had been categorized (Soravia et al., 2020). This process is also applied to persons: when humans meet someone, they tend to categorize in a stereotype and act depending on their inner labels. The consequence of this process are presupposition on what the other is, wants or acts, without considering that every person is unique and different. In the job of education, this can be harmful for patients: educators might think about their patients in a way that is not representative of them. Educators, thus, can lead persons to something they have not asked for, and definitely not to freedom.

The categorization process bring people also to create expectations on the behaviour of the others. The expectations have a high probability to pass from a human to another; it is a matter of narration. What people surrounding a person say about this individual affect their personal narration. About expectations there are many studies that proved that the  many persons' expectations about their lives comes from the outside. The concept of success in life (family, financial well-being, work, ecc.) are strongly influenced by the culture and the social environment. Suddenly not everyone's self-realization coincides with the cultural idea of success (Esimbekovna Abylkassymova, Alexeyevna Kalney, & Evgenyevich Shishov, 2018). Considering that one of the social agents that create expectations is the school (Esimbekovna Abylkassymova, Alexeyevna Kalney, & Evgenyevich Shishov, 2018), it can be asserted that educators have an impact on people realization. Therefore, if educators are not aware of unconsciously imposing their expectations of other lives, they won't promote freedom of expression.
 
The more strict mental categories and expectations are, the less is the detail-sensitivity to the others' needs and expression (Contreras Kallens, Dale and Smaldino, 2018; Soravia et al., 2020; Contreras Kallens, Dale and Smaldino, 2018). This is a prevention of the free expression of the other, which, in the case of education should not only be promoted, but it is the aim of the educational intervention. When this mechanism matches with the mental schema of believing in the validity of personal ideas, freedom is quite impossible to promote. The function of believing that the personal strategies are the best brought, in an extreme example, to impose wester-society culture on colonized population instruction. This brought to construct a economic, educational and social system that gradually destroyed both cultural and individual ways of expression of natives (Sewpaul, 2016).

The strategy to reduce impositions on others in the educational practice starts with meta-cognition. The aim is to open the mental categories and reduce the expectations (Contreras Kallens, Dale and Smaldino, 2018; Soravia et al., 2020; Contreras Kallens, Dale and Smaldino, 2018). The result will be to value the perspective of the others  and accept that everything is uncertain and everyone is unique. This will help educators to be more opened to the others and lead them to achieve freedom as they mean it.
Socrates created a method that can help educators to impose less and listen to the others. The Socratic method of teaching was based of helping students to develop the skills for their autonomous construction of knowledge. In consisted in a collaboration between students and teachers in which teachers gave person-calibrated input to evoke students' response. Using this method, students resulted to be more satisfied and more able to express themselves (Pérez Ragone, 2018).
Another master in education is Benjamin Zander and I'll let him explain how he achieves to get the best from his students.


This and other methods help to overcome personal biases, respect the others and lead them to real freedom. They are based on the idea of educators as listeners, thinkers and altruists. It is based on the belief that educators are and should be not dictators, but tools in the hands of others to build their dreams.


__________________

Educatori: strumenti nelle mani altrui

Il lavoro degli educatori è quello di guidare le persone verso la libertà, ma per raggiungerlo è fondamentale fare un po' di meta-lavoro. Senza una continua riflessione sul proprio comportamento, ci sono alte probabilità di influenzare i pazienti con i propri pregiudizi. Nel paragrafo seguente saranno spiegati i bias delle "etichette" e delle "aspettative" e i relativi fenomeni di imposizione del proprio punto di vista ai pazienti. In seguito verrà spiegato come superare queste tendenze umane con la meta-cognizione e lo sforzo di ascoltare gli altri.

Il processo di dare etichette origina nella funzione cerebrale di categorizzazione. È un meccanismo di elaborazione rapida delle informazioni, che mira a identificare le caratteristiche principali dell'oggetto, dell'evento o della persona, per capire se esso è pericoloso o meno (Abdai & Miklòsi, 2016). Nei secoli questo processo si è sviluppato, passando da categorie per la salvaguardia della vita a categorie più complesse, che associano le caratteristiche degli eventi a risposte specifiche. Le risposte sono comportamenti o pensieri che arrivano automaticamente e immediatamente non appena l'oggetto di interesse è stato categorizzato (Soravia et al., 2020). Questo processo si applica anche alle persone: quando gli esseri umani incontrano qualcuno, tendono a categorizzarlo in uno stereotipo e ad agire in base alle loro etichette correlate. Le conseguenze di questo processo sono supposizioni su ciò che l'altro è, vuole o fa, senza considerare che ogni persona è unica e diversa. Nel lavoro dell'educazione, questo può essere che dannoso per i pazienti: gli educatori potrebbero pensare ai loro pazienti in un modo che non è rappresentativo di loro. Gli educatori, quindi, possono portare le persone a qualcosa che non hanno chiesto, e sicuramente non alla libertà.

Il processo di categorizzazione porta le persone a creare aspettative anche sul comportamento degli altri. Le aspettative hanno un'alta probabilità di passare da un essere umano ad un altro; è una questione di narrazione. Ciò che l'intorno sociale una persona dice di questo individuo, influenza la narrazione personale. Riguardo alle aspettative ci sono molti studi che dimostrano che le aspettative di molte persone riguardo alla loro vita provengono dall'esterno. Il concetto di successo nella vita (famiglia, benessere economico, lavoro, ecc.) è fortemente influenzato dalla cultura e dall'ambiente sociale. Tuttavia, la realizzazione di se stessi non sempre coincide con l'idea generale di successo (Esimbekovna Abylkassymova, Alexeyevna Kalney, & Evgenyevich Shishov, 2018). Considerando che uno degli agenti sociali che creano aspettative è la scuola (Esimbekovna Abylkassymova, Alexeyevna Kalney, & Evgenyevich Shishov, 2018), si può affermare che gli educatori hanno un impatto sulla realizzazione delle persone. Pertanto, se gli educatori non sono consapevoli di imporre inconsciamente le loro aspettative sulle altre vite, non promuoveranno la libertà di espressione.
 
Quanto più rigide sono le categorie mentali e le aspettative, tanto minore è la sensibilità al dettaglio per i bisogni e le idee degli altri (Contreras Kallens, Dale e Smaldino, 2018; Soravia et al., 2020; Contreras Kallens, Dale e Smaldino, 2018). Si tratta di una prevenzione della libera espressione dell'altro, che, nel caso dell'educazione, non solo deve essere promossa, ma è lo scopo dell'intervento educativo. Quando questo meccanismo coincide con lo schema mentale del credere nella validità delle idee personali, promuovere la libertà è quasi del tutto impossibile. La funzione di credere che le strategie personali siano le migliori ha portato, in un esempio estremo, ad imporre la cultura della società occidentale all'istruzione della popolazione colonizzata. Ciò ha portato a costruire un sistema produttivo, educazionale e sociale che ha gradualmente distrutto i modi di espressione sia culturali che individuali dei nativi (Sewpaul, 2016).

La strategia per ridurre le imposizioni sugli altri nella pratica educativa parte dalla meta-cognizione. L'obiettivo è quello di aprire le categorie mentali e ridurre le aspettative (Contreras Kallens, Dale e Smaldino, 2018; Soravia et al., 2020; Contreras Kallens, Dale e Smaldino, 2018). Il risultato sarà quello di valorizzare la prospettiva degli altri e di accettare che tutto è incerto e che tutti sono unici. Questo aiuterà gli educatori ad essere più aperti agli altri e li porterà a raggiungere la libertà come la intendono loro.
Socrate ha creato un metodo che può aiutare gli educatori a imporre meno e ad ascoltare gli altri. Il metodo d'insegnamento socratico si basava sull'aiutare gli studenti a sviluppare le competenze per la loro costruzione autonoma della conoscenza. Consisteva in una collaborazione tra studenti e insegnanti, in cui gli insegnanti davano un input personalizzato per evocare la risposta degli studenti. Utilizzando questo metodo, gli studenti risultavano più soddisfatti e più capaci di esprimersi (Pérez Ragone, 2018).
Un altro maestro nell'educazione è Benjamin Zander e gli lascerò spiegare come riesce a ottenere il meglio dai suoi studenti.



Questi e altri metodi aiutano a superare i pregiudizi personali, a rispettare gli altri e a portarli a una vera libertà. Si basano sull'idea di educatori come ascoltatori, pensatori e altruisti. Si basa sul credere che gli educatori siano e debbano essere non dittatori, ma strumenti nelle mani degli altri per costruire i propri sogni.

_________________
REFERENCES

Contreras Kallens P. A., Dale R., & Smaldino P. E., (2018). Cultural evolution of categorization. Cognitive System Research

Esimbekovna Abylkassymova A., Alexeyevna Kalney V., & Evgenyevich Shishov  S., (2018). Formation of Public Consciousness, Spiritual and Moral Culture of Students in the System of Continuous Pedagogical Education. Journal of History Coulture and Art Research, vol 7, (1). https://doi.org/10.7596/taksad.v7i1.1460

Pérez Ragone A., (2018). Aportes para Enseñanza del Derecho Probatorio: método colaborativo inducido por el diálogo socrático. Revista de la Facultad de Derecho, (45), 2018. https://doi.org/10.22187/rfd2018n45a6

Soravia L. M., Witmer J. S., Schwab S., Nakataki M., Dierks T., Wiest R., Henke K., Federspiel A., Jann K. (2020). Pre-stimulus default mode activity influences depth of processing and recognition in an emotional memory task

Turchi G.P., (2009). Dati senza numeri: per una metodologia dell’analisi dei dati informatizzati testuali MADIT. Monduzzi Editore, Bologna

Turchi G.P., (2016). Manuale critico di Psicologia Clinica. Prolegomeni allo studio della Psicologia Clinica per la Salute. Lezioni di e su la Psicologia Clinica per la Salute. EdiSES, Napoli

Turchi G.P., Vendramini A., (2016). De Rerum Salute. Teoria e prassi per un’architettura dei servizi generativa di salute. EdiSES, Napoli

Turchi G.P., Perno A., (2009). Modello medico e psicopatologia come interrogativo. UPSEL Domeneghini Editore, Padova

Turchi G.P., Della Torre C., (2007). Psicologia della salute. Dal modello bio-psico–sociale al modello dialogico. Armando Editore, Roma

Sewpaul V., (2016). The West and the Rest Divide: Human Rights, Culture and Social Work. Journal of Human Rights and Social Work, vol. 1.  https://doi.org/10.1007/s41134-016-0003-2